Chi prende il treno in Campania si trova davanti ad una sempre piu’ insopportabile condizione del servizio ogni giorno più scadente, perché i soliti vecchi treni sono diminuiti e diventano quotidianmente più affollati. Per non parlare delle condizioni vergognose del viaggio.La mattina il refrain del pendolare campano è il famoso IO Speriamo che me la cavo. Con risultati inevitabili : in Campania sono circa 271mila le persone che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o a studiare, eppure di loro non si occupa nessuno. Complessivamente in tre anni persi oltre 196mila pendolari(-42%) che vuole significare più auto in circolazione, piu’ traffico, piu’ smog nelle nostre cittàÈ quanto emerge da Pendolaria 2014, il dossier di Legambiente che traccia un quadro preciso sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare e presenta le sue proposte. Per l’associazione ambientalista per migliorare concretamente il servizio ferroviario è indispensabile da parte di Governo e Regioni un cambio di politica e scelte coraggiose in termini di mobilità urbana, a partire dallo stanziamento di maggiori risorse per arrivare a 5milioni di cittadini trasportati ogni giorno nel 2020 e portare il trasporto ferroviario finalmente su standard europei.

La situazione dei pendolari – ha dichiarato il direttore di Legambiente Campania Antonio Gallozzi – è vergognosa, inaccettabile e insostenibile. Proprio in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, bisogna occuparsi di un fenomeno sociale di queste dimensioni, perché è anche la crisi ad obbligare tante persone a spostarsi sui mezzo pubblici per risparmiare. Tra treni vecchi, tariffe aumentate, condizioni di viaggio a rischio i pendolari abbandonano i treni e ritornano ad usare le auto. La campagna Pendolaria di Legambiente vuole dare visibilità e forza a una battaglia di civiltà come quella di avere nelle nostre città treni nuovi, più numerosi e puntuali per chi viaggia, carrozze pulite e non sovraffollate, servizi migliori nelle stazioni, maggiori informazioni ai viaggiatori, collegamenti e tariffe che migliorino gli spostamenti quotidiani riducendo il bisogno del mezzo privato. Perché quella dei pendolari è una questione nazionale, è un tema ancor prima che ambientale di dignità, di diritto alla mobilità delle persone. “

In Campania sono stati effettuati tagli complessivi del 19% al servizio dal 2010 ad oggi, con punte di -50% su alcune linee, mentre c’è stato un aumento delle tariffe del 23 %. La conseguenza è che ci sono 196 mila persone in meno sui treni campani. Una piccola luce si vede all’orizzonte: in Campania dopo anni di totale inadeguatezza rispetto alle necessità dei pendolari si torna almeno ad investire, lo 0,34%, un segnale minimo che deve però essere seguito da ulteriori e più consistenti sforzi per recuperare tagli drammatici e una gestione del servizio spesso disastrosa. Ed evitiamo- denuncia Legambiente- la solita scusa, ossia quella di dire che i bilanci in questi anni non permettevano investimenti maggiori. Perché ben altre risorse sono andate a spese per fiere, rappresentanza e comunicazione, mentre nelle Regioni del Sud si sono addirittura persi decine di miliardi di Euro di fondi strutturali. Qualche esempio? Per rappresentanza all’estero, la Campania per un appartamento a New York spende circa 1.140.000 euro l’anno Con Pendolaria , Legambiente fotografa lo sfascio della trasporto pubblico in Campania. Le maggiori difficoltà che i pendolari lamentano riguardano l’età e l’affollamento dei treni ma anche disagi derivanti dalla mancanza di coincidenze sulle direttrici Salerno-Cava de’ Tirreni-Napoli e Caserta-Aversa-Napoli, due delle tratte più utilizzate della Regione e dove i pendolari chiedono un maggiore cadenzamento dei treni. E dove ritardi, frequenti rotture di treni, pioggia all’interno dei vagoni rendono il viaggio una specie di inferno dantesco. Nell’area di Napoli dopo il completamento nel 2008 della linea a Monte del Vesuvio, la variante della Napoli-Cancello ed il potenziamento del passante Villa Literno-Gianturco-Cancello-Caserta-Torre Annunziata si attende la realizzazione della Stazione per i treni TAV ad Afragola per consentire una riorganizzazione del traffico ferroviario dando la possibilità di cadenzare i passaggi dei treni negli orari di punta. La sfida vera sarà nei prossimi anni di riuscire a potenziare realmente il servizio una volta che sarà adeguata la rete e entrati in esercizio i 94 nuovi treni promessi. Negli ultimi 4 anni però in questa Regione si è assistito ad una drastica riduzione delle risorse ed una conseguente riduzione dei servizi e degli investimenti nelle nuove infrastrutture, con criticità estreme per la vita di molti pendolari. Il piano delle 100 stazioni purtroppo si è arenato e anche strutture importanti, come l’interscambio M1/Cumana di Cilea, cadono sotto la scure dei tagli. Ma non sono state da meno linee storiche come la Circumvesuviana, che ha visto una iniziale riduzione del 40%delle corse nel 2013 per poi vederne riattivate solo una piccola parte. Le proteste, che si ripetono da ormai un anno, vedono insieme utenti e lavoratori della linea infuriati per l’eliminazione di moltissime corse al giorno. I risultati dei tagli stanno provocando una serie di disagi clamorosi per i cittadini dell’Hinterland napoletano, rischiando di trasformare sempre di più le periferie napoletane in aree mal collegate e sempre più lontane dalla città. I disagi riguardano anche le stazioni, che vedono la chiusure di 22 biglietterie, e l’affollamento sempre più insostenibile delle banchine di attesa. Il circuito si articola in 6 linee ferroviarie, 96 stazioni e 142 km di ferrovia, servendo un totale di 47 Comuni. Gli elettrotreni in dotazione sono 142 di cui: 83 costruiti negli anni ’70, 35 costruiti all’inizio degli anni ’90 e 24 costruiti nel 2008/09. Dei 142 treni, ne circolano giornalmente 40-43, mentre ne servirebbero almeno 92 per garantire un servizio efficiente. Negli ultimi tempi i pendolari che usufruiscono del servizio lamentano la totale incertezza delle corse, che tutti i giorni subiscono ritardi e soppressioni.

Anche nel corso del 2014 – denuncia il rapporto di Legambiente– si sono registrati disagi gravissimi per i 45.000 pendolari che quotidianamente usufruiscono delle linee Circumlfegrea e Cumana. In particolare però è la Circumflegrea ad assistere ad un degrado senza precedentiLa lineache collega il quartiere di Napoli Montesanto con Torregaveta, lungo un percorso interno di 27 km, attraversa altri quartieri di Napoli ed i Comuni di Pozzuoli e Quarto. I disagi riscontrati dai pendolari riguardano la mancanza di un numero sufficiente di treni ed i continui problemi tecnici che riscontrano quelli in circolazione. Le conseguenze sono inevitabilmente il sovraffollamentoed i ritardi e purtroppo anche la scelta da parte di molti utenti di utilizzare la macchina per i propri spostamenti. In comune a tutta la linea rimane la fatiscenza di moltestazioni, abbandonate e vandalizzate, e per buona parte sprovviste di biglietteria o di obliteratrici.

La linea Cumana, che collega sempre Montesanto a Torregaveta ma su un tracciato costiero di circa 20 km, ha visto numerosi stop legati a guasti tecnici e giorni in cui erano presenti solo due treni lungo la tratta garantendo quindi un servizio più che dimezzato ed il passaggio dei convogli soltanto una volta all’ora. La situazione però è migliorata nella seconda parte dell’anno grazie all’introduzione di due nuovi treni e di uno ristrutturato. I treni dell’ex Sepsa sono 32, di cui: 10 costruiti all’inizio degli anni ’60, 7 costruiti alla fine degli anni ’70 e 13 costruiti durante la prima metà degli anni ’90, a cui vanno aggiunti i 2 nuovi convogli entrati in funzione. La frequenza delle corse è di un treno ogni 20 minuti, ma i ritardi sono all’ordine del giorno anche a causa della soppressione di quasi il 50% dei treni avvenuta negli ultimi anni, accompagnati dagli scioperi del personale, che per mesi non ha ricevuto stipendio, e dei casellanti che durante la primavera hanno causato numerosi disservizi, come la chiusura delle stazioni dove ci sono passaggi a livello. Anche la linea Napoli-Avellino è stata oggetto di un taglio enorme e che ha addirittura portato ad una parziale chiusura iniziale per poi ristabilire solo il 10% dei treni che in precedenza vi circolavano e comunque eliminando i treni diretti tra i due capoluoghi. Al momento le due città vedono 6 “collegamenti” al giorno, tra cambi ed autobus sostitutivi ed un tempo minimo di percorrenza di 2 ore ed 8 minuti.

 

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