Continua il polverone social. Non si ferma l’ondata di commenti alla drammatica notizia della morte di parto della piccola Beatrice all’ospedale Umberto I di Nocera. Centinaia e centinaia i commenti. Un modo per tanti per raccontare le tante esperienze negative, l’incubo vissuto tra le corsie di un ospedale dove si dovrebbero vivere momenti di gioia e di felicità, ma dove spesso si è vissuto un incubo. Le tante testimonianze dovrebbero servire a far prendere atto a chi di dovere che quello che succede negli ospedali andrebbe attenzionato quotidianamente, ma soprattutto che quello di medici e paramedici più che una professione o un mestiere, dovrebbe considerarsi una missione. Oggigiorno con l’esasperante formazione teorica strutturata dal sistema organizzativo della formazione in campo sanitario, abbiamo probabilmente formato operatori sanitari che dal punto di vista pratico sono inesperti e poco preparati, rispetto ai veterani meno indottrinati dal punto di vista teorico, ma molto più preparati sul piano pratico. Le nuove leve invece hanno la testa piena di nozioni che forse non applicheranno mai. Il racconto di tante esperienze nelle sale parto e nelle stanze degli ospedali la dice lunga su una deriva che va fermata. Una deriva spesso frutto di scarsa umanizzazione nelle cure, superficialità e saccenza che vanno ad ogni costo stroncate. “Visto che non andranno in galera (da noi funziona così ) che andassero tutti a casa, senza lavoro. L’unica cosa certa è che la piccola non c’è più. “ E’ uno dei tantissimi commenti che si ritrovano sulla pagina Facebook di Telenuova. Commenti duri che parlano di mancato ascolto delle pazienti in nome di protocolli che si ostinano a favore dei parti naturali, si legge ancora nei vari commenti che questa non è la prima volta, denunciandodo casi in cui “fanno ‘schiattare’ le pazienti prima di fare un cesareo”, nei comenti si adduce anche la responsabilità alle capacità dei medici nel risolvere i problemi, altri invece parlano di abuso di cesarei in Campania che avrebbero portato a questa situazione. Commenti che hanno quasi tutti la stessa linea: molto critica verso il reparto di ginecologia dell’ospedale Umberto I, del quale viene richiesta addirittura la chiusura a margine di commenti-testimonianza che parlano di pazienti trattate come “carne da macello” da persone che “non sanno fare più i medici e stanno giocando ‘con un angioletto di Dio’ “.
