Dall’intestino al cuore. Tutta colpa del batterio del pesce crudo. Un trentenne di Pagani è ricoverato da una settimana all’ospedale di Nocera Inferiore per aver mangiato, ha raccontato il padre, del sushi in un ristorante di Napoli. Dopo dolori lancinanti alla pancia, diarrea e vomito una settimana fa fu costretto a chiedere aiuto ai medici del pronto soccorso dell’Umberto I. I sanitari decisero di ricoverarlo. Dopo le analisi si è scoperto il responsabile del malore, l’Anisakis, un batterio che prolifica nel pesce crudo che non viene trattato in maniera adeguata. Il giovane, infatti, era stato a Napoli in un noto ristorante giapponese dove aveva mangiato nighiri e sashimi, pietanze della cucina giapponese e ormai ben note anche agli occidentali. Francesco, questo il nome del trentenne, ama particolarmente la cucina orientale, in particolare quella nipponica. Conosce tutti i locali e spesso si concede un pasto a base di sushi. Evita, però, i ristoranti a basso costo proprio per evitare ogni rischio. Ma questa volta, pur sedendosi ad un tavolo di un ristorante rinomato e non certo economico, è rimasto infettato. I ristoratori, come prevede il regolamento del sistema HCCP, dovrebbero possedere – e utilizzare – obbligatoriamente nelle cucine l’abbattitore, un macchinario in grado di portare gli alimenti a una temperatura di circa 20 gradi sotto lo zero, per evitare la proliferazione dei batteri. Pena multe salatissime. Ma per Francesco l’infezione non si è fermata all’intestino. Ci sono state delle complicanze al cuore con una miocardite che hanno costretto i medici a trasferirlo in cardiologia. L’aumento dilagante della passione per le specialità di pesce crudo ha comportato un numero non indifferente di degenze in ospedale e di patologie legate al virus del sushi.

Nello Ferrigno

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