C’è ghiaccio d’acqua sulla superficie scura e polverosa della cometa della missione Rosetta: si trova ai piedi di una parete verticale e sembra che si sia staccato per azione di una frana. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve al gruppo coordinato dall’italiano Gianrico Filacchione, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf).



Se il lander Philae è silenzioso, la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) è più attiva che mai e continua a raccogliendo preziosi dati sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Il ghiaccio, è stato individuato in due diversi punti della regione chiamata Imhotep grazie ai dati raccolti con Virtis (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer), lo spettrometro dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ideato dall’Inaf e installato sulla sonda Rosetta. E’ un risultato importante perchè "le comete sono tra gli oggetti più antichi del nostro Sistema Solare, veri e propri messaggeri di materia primordiale", ha osservato il presidente dell’Asi, Roberto Battiston. Per questo, rileva, studiale e comprenderle è cruciale per capire molti segreti della nascita del nostro sistema planetario.



Finora sulla cometa 67/P era stata confermata solo la presenza di vapore acqueo. Adesso invece, ”analizzando i dati nella luce infrarossa raccolti con lo spettrometro – spiega all’ANSA Filacchione – abbiamo potuto riconoscere la presenza di ghiaccio sulla superficie della cometa, nel suo emisfero Sud, anche se il vapore d’acqua rimane il gas principale della cometa”. Il ghiaccio d’acqua è stato trovato ai piedi di pareti verticali, da cui si è staccato ”proprio come in una frana – continua Filacchione – Su questi detriti abbiamo rilevato una temperatura molto bassa di meno 120 gradi e verificato che il ghiaccio puro rappresenta circa il 5% di ciascuna zona campionata, il resto è materiale scuro”. 



I ricercatori hanno potuto anche stabilire le dimensioni dei granelli di ghiaccio sulla cometa, che hanno un diametro compreso tra qualche decina di millesimi di millimetro (micrometri) a circa 2 millimetri. ”Probabilmente – aggiunge – i granelli si sono formati per il processo di ricondensazione del vapore acqueo, che ha fatto diventare più grandi i granelli”. Grazie a questi dati è possibile avere un quadro più dettagliato dello strato più esterno della cometa.

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