Altro che barelle appoggiate, le corsie di alcuni reparti dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore sono state trasformate in stanze di degenza.

Il picco influenzale, la carenza di posti letto e la gestione del personale conferma il tilt vissuto dalla sanità ospedaliera nell’Agro nocerino-sarnese. Promesse e rassicurazioni sull’arrivo di personale appaiono inutili: alla fine si è ancora scoperti con infermieri e operatori socio-sanitari. Se, infatti, le carenze mediche sono in fase di copertura, con Oss e collaboratori professionali si è addirittura in alto mare.

Il pronto soccorso non riesce a smaltire i ricoveri, ingolfando i reparti ai piani alti della struttura di viale San Francesco. In alcuni casi si cercano appoggi disperati, secondo medici e infermieri anche in reparti non appropriati.

Situazione esplosiva in malattie infettive. Questa mattina c’erano quattro barelle in corridoio e una addirittura nella stanza del medico di guardia.

Una situazione da terzo mondo, affermano gli addetti ai lavori, con bombole di ossigeno trasportate da una branda all’altra, in mezzo al corridoio, tra ausiliari addetti alla pulizia, familiari e operatori impegnati nella distribuzione del vitto; medici e infermieri a districarsi in questo caos per visitare i pazienti e somministrare le terapie.

Una fotografia che si ripete ad ogni piano. In nefrologia, a cui è accorpato il reparto di otorinolaringoiatria, ci sono lettighe voltanti, in chirurgia e in medicina, a cui è accorpata la gastroenterologia. In questo caso nemmeno il reparto nuovo, potenziato con letti aggiuntivi, riuscirebbe a supplire alla mole di richieste di ricovero che arriva dal pronto soccorso.

I medici si impegnano a dimettere il più possibile i pazienti. Chi è in buone condizioni ma deve essere sottoposto a qualche esame, verrebbe rimandato a casa e richiamato per essere poi sottoposto ai controlli.

È lo specchio di una situazione denunciata da anni. Non si contano gli appelli dei sindacati, per ora caduto sempre nel vuoto.

L’Umberto I collassa, ha bisogno di forze fresche e strutture riqualificate, ma c’è chi ancora non vuole riconoscergli il ruolo di riferimento extra comprensoriale da sempre svolto.

Salvatore D’Angelo

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