Un urlo in lontananza. Dei lamenti che si fanno via via sempre più vicini. In strada tanta gente, volti sbiancati ed impauriti, quasi come fossero tanti fantasmi. Qualche auto percorre velocemente il tragitto che porta verso gli ospedali. Ci sono feriti. Purtroppo sotto le macerie anche gente morta. E altri feriti, come quelli che le cicatrici del ricordo le porteranno per sempre addosso. È il terremoto, scosse ripetute, una forte, fortissima. La natura ha alzato la voce, aprendo una voragine nel nostro territorio che, a distanza di 41 anni, è ancora ben visibile, nei ricordi di chi ha vissuto quei terribili attimi, e in quelle strutture diventate rovine sotto gli occhi di tutti. Il terremoto del 23 novembre 1980 ha lasciato tracce nella ricostruzione fatta a casaccio di interi quartieri delle nostre città, in preda al cosiddetto sacco edilizio, quello creatosi anche per via delle intromissioni della malavita organizzata. Era una domenica. Ore 19:34:53, in tv, a casa o nei bar, in tanti stavano guardando un pezzo di partita Juve- Inter, erano tempi di vacche magre per gli amanti del calcio. La fuga precipitosa all’esterno, ma c’è chi rimase sotto alle macerie. Caddero palazzine, a Nocera Inferiore 34 vittime, la metà 17 a Nocera Superiore, 5 a Cava de Tirreni, 9 ad Angri, 6 a Siano, nessuna Pagani, tanto che in molti gridarono al miracolo salvi per intercessione di S.Alfonso. Alla fine in provincia di Salerno il bilancio ufficiale delle vittime fu di 674 morti e di 2.468 feriti. 2914 i morti in totale di questo sisma micidiale che colpì Campania e Basilicata. A distanza di 41 anni ancora c’è chi aspetta di ottenere un ristoro per i danni subiti, nonostante fosse stata emanata nel maggio del 1981 l’ormai famosa e famigerata legge 219, quella della ricostruzione post terremoto per ridare una casa alle persone dei 506 comuni colpiti. Fondi che dovevano servire anche per lo sviluppo industriale di quelle aree. Soldi che in parte non sono mai stati utilizzati oppure svaniti nelle maglie della burocrazia. Ritardi e lungaggini che ancora si trascinano. Quasi a sottolineare che le scosse del terremoto fanno tremare ancora oggi.

Giuseppe Della Morte

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