REPERTI ARCHEOLOGICI, la storia e la cultura non possono essere limitate ai pochi!
La L. 364/1909 stabilisce la proprietà dello Stato delle cose fortuitamente ritrovate nel corso di scavi.
Il principio è stato confermato da tutta la legislazione successiva, fino all’attuale normativa (D. Lgs. 42/2004) che sancisce che le cose indicate nell’articolo 10, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato.
I privati che detengono reperti archeologici sono tenuti a dichiararne il possesso alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, la Soprintendenza, contestualmente, provvede a informare il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale per gli accertamenti di competenza.
In caso di beni di interesse particolarmente importante, la Soprintendenza può avviare la procedura di dichiarazione di interesse culturale, ai sensi del D. Lgs. 42/2004, artt. 13 e 14; in questo caso è previsto l’impegno da parte del privato, che mantiene il possesso del bene, ad adottare misure adeguate per la sicurezza dei materiali; a segnalare preventivamente ogni spostamento di sede del bene; a rendersi disponibile per sopralluoghi da parte della Soprintendenza, in collaborazione con le forze dell’ordine al fine di verificare lo stato di conservazione del bene.
Al fine di assicurare la corretta conoscenza dei beni archeologici di proprietà privata presenti sul territorio di propria competenza, la Soprintendenza acquisisce agli atti la documentazione e conserva i dati relativi a detti beni in un apposito archivio.
Ebbene, poiché nel gruppo di lavoro occorre che vi sia un libro giornale che documenti proceduralmente tutto quanto avviene per le manovre di ricerca, poiché i beni archeologici oggetto di ritrovamento consentono l’attribuzione di premi, si richiama una delle ultime circolari del ministero, la n. 29 del 18.06.2021, che ha chiarito che qualunque ritrovamento, qualsiasi stratificazione antica, deve appartenere al territorio in cui è stata ritrovata e la collettività di quel territorio deve avere la possibilità di conoscere le procedure che vengono assunte, anche in caso di rimozione dei beni, onde tracciare ed individuare i luoghi in cui vengono ad essere riposti, questo nell’interesse supremo collettivo, dunque utilizzare toni poco consoni nei confronti di operatori giornalistici, che volevano unicamente documentare il ritrovamento, significa compromettere non solo il diritto all’informazione ma anche il diritto alla storia ed alla cultura, cosa che non può essere tollerata!
Con questo si rivolge un formale appello affinché la Soprintendenza e gli esponenti istituzionali, rappresentativi del territorio (in particolare i Sindaci delle due Nocera) e le forze politiche del centro-destra che, come è noto, hanno la fortuna di avere come militante il Ministro Gennaro Sangiuliano, tra l’altro giornalista, saggista e politico, che dal 22 ottobre 2022 è per l’appunto Ministro della cultura nel governo Meloni, di fare chiarezza e di rendere edotta la collettività dell’agro delle procedure che vengono ad essere assunte in loco, sensibilizzando la sua venuta nelle due Nocera, non limitandosi a visitare la divina costiera per cerimonie ed altro, ma dando corso realmente ad una risoluzione delle problematiche, senza ricercare alibi o giustificazioni, consentendo al territorio, che ha premiato il governo con un importante consenso in termini elettorali e di rappresentatività istituzionale partecipe del proprio destino, almeno per la questione “archeologia”!
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