“Ossessione” per gli attentati di natura suprematista, “fastidio” per gli immigrati ed avversione per gli ebrei. Emergono nuovi risvolti dopo l’operazione internazionale di polizia che vede coinvolto un giovane di Pagani e che lo scorso mese di novembre aveva permesso di smantellare un network di internauti attivo in almeno in sei Paesi europei – Belgio, Lituania, Croazia, Romania, Germania ed Italia – e pronti a commettere in ogni momento atti violenti. Nel nostro Paese, l’attività investigativa delle DIGOS e della Polizia Postale aveva portato alla perquisizione nei confronti di 2 minorenni, tra cui il giovane paganese, transitati inizialmente all’interno del network e in seguito fuoriusciti per aderire a un altro gruppo Telegram della stessa matrice. Dall’ulteriore sviluppo dell’attività di indagine, sono emersi nuovi elementi a carico dei due indagati in merito alla concreta pericolosità della loro propaganda. I Tribunali per i Minorenni di Salerno e Torino hanno così disposto due misure cautelari della “permanenza in casa” dei giovani internauti. L’operazione di contrasto al fenomeno del radicalismo online di matrice suprematista e neo nazista, aveva consentito di smantellare un network estremista all’interno del quale venivano diffusi contenuti antisemiti, xenofobi e apologetici del nazismo. Sulle chat erano ricorrenti i simbolismi d’area tra cui la svastica, la “skull mask” e il “sole nero”, erano inoltre stati pubblicati veri e propri manuali per l’attacco e il sabotaggio delle infrastrutture critiche e istruzioni per la fabbricazione di armi, in particolare ordigni, bombe molotov e sostanze chimiche corrosive. In questo contesto virtuale, gli internauti hanno mostrato inclinazione all’odio, rendendosi disponibili anche a commettere reati nel nome delle ideologie professate e a colpire ebrei, musulmani e chiunque fosse considerato di “razza inferiore”, coltivando un vero e proprio “culto” verso suprematisti resisi responsabili di gravi attentati terroristici, come la strage in Norvegia del 2011 e quella in Nuova Zelanda nel 2019.

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