In meno di 24 ore i carabinieri agli ordini del tenente colonello Gianfranco Albanese sono riusciti a chiudere il cerchio. Fermate per la morte di Mario Carotenuto, il 35enne morto dissanguato ad Angri, due persone. Un delitto, spiegano dalla procura di Nocera, commesso con premeditazione e per futili motivi. L’attività investigativa dei carabinieri, intervenuti a seguito della morte di Mario Carotenuto, attinto da un colpo d’arma da fuoco, ha consentito di ricostruire il vissuto della vittima nelle ore immediatamente precedenti l’agguato, accertando che in due precedenti occasioni nella stessa sera si era reso protagonista di alcune condotte di disturbo a clienti e personale di alcuni locali della movida del centro storico da cui erano scaturite vere e proprie colluttazioni. La visione delle immagini estratte dalle telecamere di videosorveglianza della zona ha permesso poi di ricostruire nel dettaglio le fasi di preparazione ed esecuzione dell’azione delittuosa commessa. Con il diretto coordinamento del pm di turno, si è giunti quindi ad identificare i presunti autori del fatto, un verosimile agguato punitivo, poi destinatari del fermo del pm ed individuati in un imprenditore angrese di 40 anni, P.M., le iniziali del suon nome, titolare di un noto locale della movida del centro storico ad Angri, e di un suo collaboratore 30enne di origini rumene. Rinvenute e sequestrate una mazza da baseball ed una pistola, utilizzate per l’agguato mortale. I due fermati sono stati tradotti in serata presso la casa circondariale di Salerno. I fatti nella notte tra sabato e domenica. Erano circa le tre quando Mario Carotenuto è stato ucciso. E’ morto riverso a terra, in una pozza di sangue, lungo il marciapiede di via Risi. Sul posto erano subito intervenuti gli uomini della scientifica dei carabinieri di Nocera ed i carabinieri del reparto territoriale che avevano subito avviato le indagini. Il giovane, vittima di dipendenze, era conosciuto in zona, abitava poco distante da dove si sono verificati i fatti. Sui social l’intervento dell’amministrazione comunale. L’assessore Maria D’Aniello “Lo conoscevo bene Mario, da anni. Mario era un bravo ragazzo, genitori perbene, la sua mamma posso definirla mamma coraggio. Quante volte abbiamo cercato di aiutarlo attraverso i Servizi Sociali, ma Mario era vittima di un sistema antico che nessuno mai è riuscito a combattere veramente”. “Il mio pensiero va, prima di tutto, alla famiglia di Mario, che abbiamo assistito in diverse occasioni”, ha detto il sindaco di Angri Cosimo Ferraioli. “La violenza che ha colpito Mario ci richiama tutti a una profonda riflessione sulla necessità di costruire una realtà più sicura e reciprocamente solidale”, ha aggiunto Ferraioli.

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